Milano, la leucemia corre tra i banchi di scuola…è crisi ambientale?

Nel 2009, secondo i dati diffusi da Legambiente, le due città che hanno registrato il maggior numero di superamento dei limiti giornalieri delle polveri sottili sono state Napoli e Torino, con 156 e 151 giorni. Eppure lì non è scattato alcun tam tam allarmistico. Milano, invece, viene additata come la città dello smog.
Solo qualche mese fa infatti è scoppiato un vero e proprio allarme leucemia nel capoluogo lombardo. Sono in tutto sette i bambini di Milano con leucemia linfoblastica acuta che hanno sviluppato la malattia tra il dicembre 2009 e il gennaio 2010. Si tratta però di un “evento eccezionale” sottolinea Luigi Bisanti, responsabile dell’epidemiologia dell’Asl di Milano, in un incontro per parlare degli sviluppi sul caso dei tre bambini con leucemia scoperti a gennaio in una scuola di Milano. I sette casi sono tutti giunti all’osservazione della clinica pediatrica dell’ospedale San Gerardo di Monza. Tra questi, oltre ai tre bimbi di 6, 8 e 11 anni della scuola milanese, ci sono una bimba il cui fratello frequenta lo stesso istituto, e altri tre casi su bambini residenti in zone diverse della città.
“I casi di leucemia attesi in un anno sui bambini sono 8-12 – ha detto Bisanti – però quando si parla di leucemia non ci sono correlazioni causa-effetto certe, ma una serie di sospetti che danno deboli suggerimenti”.
Sulla base di questi ultimi, gli esperti della Asl, insieme a Regione, Comune di Milano, docenti della scuola e genitori degli alunni hanno formato un gruppo di lavoro che “sta già esaminando l’elenco completo di tutti i fattori di rischio che sono plausibilmente collegati alla malattia secondo la letteratura scientifica”.
Nelle prime settimane di Aprile dovrebbe essere pronto il report definitivo, anche se molti attribuiscono l’evento appunto ad un vera e propria crisi ambientale.
“Crediamo che il risultato più probabile dell’indagine sia un’assenza di legami. Se non troveremo questa correlazione – ha concluso Bisanti – ci saranno due possibilità: la prima è che si è trattato di un evento largamente improbabile ma non impossibile; la seconda è che le nostre conoscenze nel campo sono ancora troppo limitate per sapere in che direzione guardare”.
Intanto i nostri bene amati politici dovrebbero perseguire al più presto una politica ambientale seria e propositiva, che tenga conto di tutti questi fattori, ma soprattutto tenga conta della salute dei cittadini. Nel 2010 si parla ancora del ritorno al “nucleare”, di cotruire inceneritori, invece di portare avanti politiche ecosolidali ed investire in qualcosa che rispetti l’ambiente e la nostra terra.
Poi piangiamo i nostri morti quando la terra, già martoriata dal nostro veleno, si ribella all’ipocrisia e alla barbaria dell’ uomo…
(Ansa)