Lo sport è vita!…o no?

Vancouver 2010, lo slittinista georgiano Nodar Kumaritashvili, deceduto in seguito ad un tragico incidente lungo la pista killer, 24 ore prima che cominciasse l’allenamento confessò al padre durante una conversazione telefonica, non pochi timori verso alcune delle curve che tracciavano la pista olimpica: ”Mio figlio mi ha detto che aveva paura di una delle curve”, “Io gli ho detto: ‘Metti le gambe a terra e rallenta’, ma lui ha risposto che se avesse cominciato la gara, l’avrebbe finita”.
Questo è quanto ha dichiarato il padre dello slittinista morto al quotidiano Wall Street Journal in seguito alla morte del figlio. 
Viene da chiedersi come mai il “comitato olimpico internazionale” e coloro che avrebbero dovuto verificare la sicurezza di ogni singolo impianto e del suo regolare funzionamento, abbiano fallito in toto?  
Una macchia indelebile irrimediabilmente ha segnato i giochi olimpici invernali . Altro appunto da fare è la festa di apertura…sfarzosa, festosa e accattivante come se nulla fosse accaduto. Nemmeno una stentata “sobrietà di rito” verso un atleta che è tragicamente morto per lo sport.
Insomma siamo alle solite, quando la macchina organizzativa si mette in moto, nulla, ma proprio nulla la può fermare!! Si è sempre detto che “lo sport è vita”… purtroppo in questo caso non è stato così. Lo sport deve imparare ancora tanto dalla vita!
(Adnkronos)